ROMA - Adesso tocca a Loris Capirossi. Divisi dalla competizione sportiva, lui e Valentino Rossi si trovano accomunati dai guai con il fisco. Per il campione della Ducati non è una novità. Da anni gli ispettori dell'Agenzia delle Entrate lo inseguono per riuscire a fargli pagare le tasse. Ai nove milioni accumulati tra il 1995 e il 2000 si aggiunge ora un altro milione e trecentomila euro per i compensi percepiti tra il 2001 e il 2002. Sommando gli interessi passivi, la sanzione complessiva è ormai arrivata a 12 milioni di euro. Sfuggire ancora sarà difficile: Capirossi ha infatti perso il ricorso presentato alla commissione tributaria e la sua ultima speranza è affidata ai giudici della Corte di Cassazione che dovranno esaminare una nuova istanza.
«Vivo a Montecarlo ed è alle autorità monegasche che devo rendere conto», si è sempre giustificato il pilota. Ma poi, proprio come accaduto nel caso di Rossi, gli è stato contestato il domicilio a Riolo Terme e dunque la residenza fiscale in Italia. In particolare sarebbero stati rintracciati cinque conti correnti movimentati da Capirossi e l'acquisto di una villa formalmente comprata da una società, ma di fatto a lui riconducibile. «La prendo ogni tanto in affitto», aveva detto il motociclista, ma anche questa affermazione era stata smentita grazie ai controlli effettuati. Per riuscire a recuperare una parte dei soldi è stata iscritta un'ipoteca su quella casa ed è stato chiesto di dichiarare «simulato l'atto di compravendita». Gli ispettori contestano la dichiarazione secondo cui Capirossi ha affermato di essere «nullatenente» e nel gennaio scorso si è deciso di notificare un atto di pignoramento anche alla Ducati.
Un tentativo per ottenere il denaro rivalendosi sui compensi dovuti a titolo di ingaggio per il campionato Moto Gp. «È tutto assurdo — commenta il manager di Capirossi, Carlo Pernat —, sono cose assurde quelle che stanno succedendo. Loris vive veramente a Montecarlo. Non capisco che cosa gli si possa contestare. In Italia non è proprietario di niente. La nostra posizione è di totale tranquillità». La sua difesa è totale, si allarga anche a Valentino Rossi: «È pazzesco: Loris ama abitare a Montecarlo, lì ha fatto nascere suo figlio, lì ha i suoi amici. In Italia ci va solo per le riunioni con la Ducati e per vedere la madre. Trasferirsi nel Principato per lui è stata una scelta di vita. Anche quello che è successo a Valentino è allucinante. Ho letto cose che non esistono. Certi contratti sono stati fatti dalle case». È questa la linea che entrambi i piloti stanno cercando di sostenere: non dobbiamo pagare nulla perché viviamo all'estero, ma in ogni caso la maggior parte dei soldi versati dagli sponsor finisce alle scuderie. Una tesi che gli ispettori smentiscono dopo aver ricostruito il percorso del denaro.
Nelle carte consegnate alla magistratura di Pesaro sul conto di Rossi c'è l'elenco delle società utilizzate per la gestione dell'immagine del campione e dunque anche dei contratti con gli sponsor. Sono migliaia i documenti che i pubblici ministeri stanno esaminando in queste ore. Rossi è indagato per evasione fiscale e omessa dichiarazione. Accuse che suo padre torna a respingere: «Questa cosa — dice — si può risolvere favorevolmente, non è irrecuperabile: credo che Valentino non abbia fatto niente contro la legge. Il 19 agosto a Brno scenderà in pista senza farsi condizionare per niente dalla faccenda del fisco, perché quando sale su una moto lascia nei box tutto quello che non c'entra con la gara. Quando uno sportivo fa bene il suo lavoro, le altre cose passano in secondo piano, per fortuna. E lui è uno di quei cittadini che ci fa vivere una domenica pomeriggio migliore. Certo, in questi giorni c'è qualche buontempone che telefona fingendosi un maresciallo dell'esercito e dice che Valentino ha problemi con lo Stato perché non ha fatto il militare».
Fiorenza Sarzanini