Ecco una breve analisi traccia per traccia
1) Dio del tuono (Pelù/Renzulli-Pelù): classica opener stile Fiesta Tosta o Lo spettacolo che serve a catturare l'attenzione dell'ascoltatore. Tiro ottimo, forse non molto originale, ma ascoltabilissima: 7
2) L'impossibile (Pelù/Renzulli-Pelù): primo singolo, a differenza del famigerato "Lo squalo" di Grande Nazione ha un mood che stanca meno dopo numerosi ascolti, sentendo l'originale "La danza di Minerva" si sente che Gigo ha provato anche a fare qualcosa di nuovo, poi vabbè ci mette le mani Piero e va tutto in vacca. Il tallone d'Achille del brano è il testo: a tratti banale e ridicolo. Una rilettura e magari una limatina a certe rime non sarebbe stata una cattiva idea. :6
3) Maria Coraggio (Pelù/Renzulli-Pelù): terzo brano e prima gemma dell'album. Clamorosa come un salto di un paralitico, per certi versi riporta alle atmosfere gitane o arabeggianti di Transea e Desaparecido. Dedicata a Lea Garofalo, testimone contro la mafia ed assassinata dalla sua stessa famiglia, è ipnotica e trascinante allo stesso tempo. Il testo non è un capolavoro, ma per certi versi Piero rispolvera la sua poetica per immagini che aveva fatto la fortuna dei primi dischi del gruppo, quelli della trilogia. In ogni caso credo che questa sia una canzone destinata ad entrare nel loro repertorio live. Particolare non trascurabile: le tastiere sono ad opera di Aiazzi.: 8
4) Santi di periferia (Pelù/Renzulli-Pelù): brano discreto, nulla di più. Testo non certo sublime, ma lontano da certi scempi cui siamo purtroppo abituati: 6.5
5) Gorilla go (Pelù/Renzulli-Pelù): la canzone più brutta del disco, poco da salvare, sopraytutto per il cantato di Piero. Temo che, visto il rimo e il ritornello "go go go gorilla go" diventi un brano da repertorio live, come accaduto per Barcollo.: 4
6) Il nome di Dio (Pelù/Renzulli-Pelù): altra gemma, canzone violentissima, credo tra le più forti dai tempi di Dimmi il nome e Luce che trema. Ghigo fa un ottimo lavoro, con anche alcuni arpeggi che richiamano il Medio oriente e le sue sonorità, ma stupisce anche il cantato di Piero, non più strascicato, ma violento, a tratti quasi growl. Brano che potrebbe piacere a qualche metallaro.: 7.75
7) Straniero (Pelù/Renzulli-Pelù): Altra vetta di questo album. Una specie di Ragazzo ma con un testo che, miracolo, non scade nella retorica o nella banalità.: 7.5
8) Intossicato (Pelù/Renzulli-Pelù): brano penalizzato da un ritornello non proprio accattivante, e dall'essere schiacciato tra straniero ed altre due canzoni belle o notevoli. Non che sia da buttare, però è un piccolo calo (oh, anche Terremoto aveva la sua Firenze Sogna). Sembra una canzone venuta a metà, forse il tema ecologista porta sfiga, anche Peste non venne benissimo in Litfiba 3 : 5.5
9) Oltre (Pelù/Renzulli-Pelù): Brano ruffiano, ma con un bel suono di chitarre (chitarre sculettanti direbbe qualcuno). Diciamo che è una canzone che acquisisce punti con gli ascolti, una specie di Siamo Umani anno 2016 (parlo dello stile musicale). Non un capolavoro, ma è una canzone che non avrebbe sfigurato in altri album.: 6.5
10) Eutopia (Pelù/Renzulli-Pelù): altra gemma a concludere il disco. Meravigliosa, al netto di qualche scivolone sui testi ("piste ciclabili e rifiuti zero" ma cos'è? il programma elettorale di Piero? :lol: ), ma la title track merita. Una mini suite che a tratti ci riporta ai gloriosi anni Ottanta.: 6.5
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