www.leggo.it/articolo.php?id=57836
riporto la notizia
Un affetto troppo forte da parte della mamma, tale da pregiudicare un corretto sviluppo del bambino: è la motivazione con cui il Tribunale dei minori di Trento ha disposto di togliere alla donna il figlio minorenne, alle elementari. Il provvedimento, secondo quanto riportano i quotidiani locali, è stato eseguito ieri a scuola da assistenti sociali, ma anche con l'intervento dei vigili urbani, perchè la mamma, insieme alla nonna, tentava di non lasciare andare via il piccolo. Il provvedimento è stato eseguito durante la ricreazione, quindi alla presenza dei compagni di classe, e la mamma, che è separata dal marito, è accorsa appena avvertita, con la nonna. Le due risultano poi avere seguito il bimbo fino alla struttura protetta in cui è stato condotto per l'inserimento. Il legale della madre lamenta le modalità di esecuzione e la mancata gradualità. Una separazione con contrasti estremamente forti tra i due genitori è all'origine della vicenda che ha portato al decreto di allontanamento del bimbo dalla mamma, a cui era stato affidato. Il padre, secondo quanto viene ricostruito della vicenda legale, risulta non vedere il piccolo dal 2007, fatto che secondo il decreto appena eseguito potrebbe compromettere la corretta crescita del figlio. Proprio il genitore, del resto, all'epoca della separazione era stato accusato dalla donna di molestie sessuali verso il piccolo, poi l'inchiesta penale in proposito si era chiusa con l'archiviazione. Da allora assistenti sociali tengono sotto controllo la salute psicofisica del bambino e nel 2009, in seguito a segnalazioni di malessere del piccolo, la Procura aveva chiesto l'affidamento del minore ad una struttura protetta e per questo una perizia sulle capacità genitoriali della donna. Tale perizia, quella che ha portato ora il bimbo in comunità, ha accertato «forti condizionamenti e l'assenza di spazio per l'identità del bimbo, che la donna non riesce a immaginare separato da sè». A peggiorare ciò ci sarebbe anche il fatto che «la donna non si rende conto dei danni che così provoca e che vive gli interventi degli assistenti sociali e degli psicologi sempre come una minaccia al suo assetto familiare». Il legale della donna non entra nel merito del provvedimento, «non ora», contro il quale ha comunque fatto reclamo, ma contesta le modalità e la mancanza di «un periodo d'inserimento graduale nella struttura».