Tendinopatie

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00giovedì 28 ottobre 2010 17:03

Definizione

I tendini sono robuste strutture fibrose che connettono i muscoli alle ossa e consentono di trasmettere, distribuire e graduare le sollecitazioni che le attività muscolari esercitano costantemente sull’apparato scheletrico.

Sono interposti tra ossa e muscoli attraverso la giunzione osteo-tendinea (entesi) e quella muscolo-tendinea. In altri termini, è proprio attraverso il tendine che il muscolo, grazie alla sua contrazione, è in grado di muovere il segmento osseo al quale è connesso. Sul tendine, che rappresenta, per così dire, la parte finale del muscolo, si scarica, in questo modo, tutta la forza esercitata per ottenere il movimento.

D’altra parte, la struttura dei tendini è estremamente resistente anche se manifesta una capacità di rigenerazione molto più lenta rispetto a quella del muscolo. In altri termini, i tendini sono tessuti difficilmente lesionabili (almeno in condizioni normali), ma se vengono sottoposti a sforzi eccessivi e ripetuti possono subire microlesioni che le loro cellule non sono in grado di riparare in tempi brevi.

Tendinopatie

La tendinopatia è la condizione clinica generica in cui viene coinvolto il tendine o le parti immediatamente adiacenti ad esso. La tendinite, invece, è il processo infiammatorio del tendine o, meglio, del peritenonio , cioè quel complesso di guaine connettive che avvolge l’intero tendine e i suoi fasci costitutivi, tanto che qualcuno parla, più correttamente, di peritendinite. La tenosinovite o tenovaginite si ha quando si è in presenza di un’infiammazione della guaina sinoviale che riveste il tendine.

Tendinite e tenosinovite si manifestano, generalmente, in modo simultaneo. Si parla anche di tenoperiostite, o tendinopatia inserzionale, quando il fenomeno infiammatorio riguarda la giunzione tra il tendine e l'osso. La tendinosi, infine, definisce un processo degenerativo cronico del tessuto tendineo che diventa più debole e meno tonico soprattutto nelle persone anziane e in coloro che continuano a sottoporre a sforzi eccessivi i tendini già infiammati.

Cause della tendinite

La causa dell'infiammazione dei tendini è spesso sconosciuta. È noto che a partire dai 30/35 anni di età i tendini cominciano a perdere tonicità, la vascolarizzazione si riduce e diventano più vulnerabili. Le lesioni tendinee si possono verificare a causa di microtraumi ripetuti, sforzi eccessivi, prossimi alla rottura, esercizi non abituali, soprattutto se eseguiti in modo non del tutto corretto. I fasci tendinei, però, possono anche essere interessati da alcune malattie sistemiche, quali, più frequentemente, l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso, la sclerosi sistemica, o patologie di natura dismetabolica – cioè caratterizzate da un metabolismo alterato – come la gotta, la sindrome di Reiter, il diabete e, più raramente, l'amiloidosi. Inoltre, si può essere più esposti a questa patologia quando i livelli ematici di colesterolo aumentano in modo marcato (iperlipoproteinemia Tipo II). Nei giovani adulti, in particolare nelle donne, si può anche registrare una tenosinovite migrante acuta, con o senza sinovite localizzata, dovuta a infezione gonococcica.

Sedi e sintomi della tendinite

Le tendiniti si verificano più frequentemente alle spalle, ai gomiti, alle ginocchia, alle mani, ai piedi, ai polsi e alle caviglie. Rispetto alla sede dell’infiammazione, il dolore si può presentare in modi diversi:

bicipite: dolore alla spalla che coinvolge la capsula dell’articolazione e i tendini ad essa associati (cuffia dei rotatori);
gomito: dolore nella parte esterna dell’avambraccio, quando si ruota o si afferra qualche oggetto;
rotula: dolore nella zona anteriore del ginocchio;
polso, mani e piedi: dolore al flessore radiale e ulnare del carpo, al flessore delle dita, all’abduttore lungo e all’esterno breve del pollice, che dividono una guaina fibrosa comune (sindrome di Quervain);
tendine di Achille: dolore appena sopra al tallone;
adduttori: dolore all’inguine che coinvolge la capsula dell’anca e i tendini ad essa associati.
Il sintomo principale della tendinite è, quindi, il dolore nella zona colpita, che aumenta con il movimento e che può essere accompagnato da gonfiore o tumefazione, più o meno evidente. Se, al contrario, nelle guaine non si accumula liquido infiammatorio, esse restano secche e causano una sorta di frizione che può essere auscultata con lo stetoscopio dal medico durante il movimento del tendine.


Interpretare il dolore in caso di tendinite

Il dolore può essere di diverso grado e presentarsi spontaneamente, essere prodotto dalla palpazione diretta del tendine , dalla sua contrazione muscolare contrastata e dall'estensione passiva forzata del muscolo interessato. Senza entrare nei particolari, si può dire che il dolore è generato, soprattutto, da meccanismi biochimici intratendinei che coinvolgono i neurotrasmettitori e altre sostanze irritanti, associati al fenomeno infiammatorio della componente peritendinea. Come già scritto, la tendinite può diventare tenosinovite in quei tendini che sono dotati di guaina sinoviale, come quelli dei muscoli flessori o estensori delle dita delle mani e dei piedi. In questo caso, oltre al dolore, si potrà avere difficoltà di scorrimento del tendine all’interno della propria guaina, il che provocherà fenomeni di “scatto” nel movimento delle articolazioni. Nelle tendinopatie inserzionali (tenoperiostiti), invece, il dolore si avvertirà alla giunzione tra il tendine e l'osso, in modo molto marcato e con la tendenza a diventare cronico. Pensiamo, ad esempio, alla epicondilite, alla pubalgia e alla tendinopatia del rotuleo. La vera e propria lacerazione del tendine si verifica per fortuna raramente e riguarda, in particolare, persone che hanno superato i 35 anni di età, soprattutto ex atleti che durante la loro attività hanno sottoposto i propri tendini a lesioni (microtraumi ) e riprendono a fare sport con troppa intensità, dopo un lungo periodo di inattività. La lacerazione del tendine può, peraltro, verificarsi anche in altri soggetti a causa di un movimento improvviso e violento. In questo caso, il soggetto avverte una specie di “schiocco” accompagnato da un forte dolore e l’impossibilità di muovere l’arto interessato. Inoltre, avrà una sensazione di “vuoto” in corrispondenza della lesione, oltre a tumefazione ed ecchimosi. La lacerazione del tendine (di primo o secondo grado, cioè parziale, o di terzo grado, completa), può essere riparata, nella maggioranza dei casi, per via chirurgica.

Cura della tendinite

In genere, per guarire dalle tendiniti è sufficiente un adeguato periodo di riposo. Tuttavia, se il dolore impedisce le normali attività, perdura più di due settimane nonostante il riposo o si accompagna a gonfiore, arrossamento o febbre, è sempre opportuno consultare il medico per una diagnosi e una terapia adeguata. Infatti, se la tendinite non viene curata può portare a formazione di aderenze fibrose cicatriziali sulla guaina tendinea, restringendola e rendendo in tal modo più problematica l’estensione del tendine fino a compromettere il movimento dell’articolazione. Il medico, in casi particolari, può suggerire l'immobilizzazione del tendine (docce di posizione o corsetto), con l'applicazione di caldo per l'infiammazione cronica o di freddo per l'infiammazione acuta ed, eventualmente, la somministrazione di farmaci analgesici locali e di FANS per circa una settimana. Si possono anche suggerire esercizi appositi da effettuare durante la giornata – sempre sotto controllo medico – per riprendere più facilmente la normale attività. Gli esercizi sono particolarmente indicati per evitare la cosiddetta “spalla congelata” che può persistere dopo che il processo infiammatorio è stato risolto. Da non sottovalutare il ricorso, in casi particolari, ad altre terapie che hanno rivelato una certa efficacia, come la recente crioultrasuonoterapia e il laser, oppure l'ossigeno-ozono terapia o la mesoterapia.

Sport e professioni a rischio e attività di prevenzione

Oltre all’età, un fattore di rischio importante che può causare questa patologia riguarda quegli sport che richiedono un uso eccessivo e ripetitivo dei tendini, come ad esempio, il tennis, la pallamano, il basket, il rugby, il calcio, il football americano, alcune discipline atletiche come il salto in alto e in lungo, ecc. Ma tra le professioni, anche coloro che lavorano al computer utilizzando spesso il mouse o suonano strumenti musicali possono soffrirne. Per prevenire il verificarsi di tali disturbi, quando si pratica uno sport o si svolge una professione che richiede un’intensa sollecitazione dei tendini, si possono tenere presenti alcune semplici precauzioni che riportiamo di seguito:

non esagerare mai durante l’esecuzione degli esercizi, evitando di andare oltre i propri limiti e ricordando che se si prova dolore è opportuno fermarsi e riposarsi, o alternarsi in qualche altra attività meno faticosa;
fare stretching prima di iniziare qualsiasi attività sportiva per poter “allungare” i muscoli; infatti, più il muscolo è corto e ipertrofico, più il tendine viene sottoposto a forti tensioni e se ne favorisce l’infiammazione;
riscaldare i muscoli prima dell’attività e rinfrescarli subito dopo;
prima di intraprendere qualsiasi disciplina sportiva chiedere il parere professionale di un allenatore e seguirne con attenzione lezioni e consigli.

Fonte:
www.benessere.com/salute/disturbi/tendinopatie.htm
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