Roma, Greenpeace manifesta contro la caccia alle balene

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Selvaggia60
00giovedì 24 giugno 2010 12:56


21 giugno, primo giorno d’estate inaugurato da piogge e maltempo in quasi tutta Italia. Fosse l’unica stranezza. Il 21 giugno è stato anche il giorno in cui una balena di quindici metri è approdata sulla scalinata di Piazza di Spagna. Per la precisione, il cetaceo era corredato anche da uno striscione con la frase “Le balene non sono in vendita”.

È l’ultima trovata degli attivisti di Greenpeace per protestare contro la 62sima riunione della Commissione baleniera internazionale (Iwc) che è iniziata il 21 giugno, appunto, nella città marocchina di Agadir. A partire da tale data e per le seguenti cinque giornate i governi di tutto il mondo saranno chiamati a rispondere del futuro delle balene.

Come riportato sul sito internet dell’associazione ambientalista, in gioco c’è una proposta che potrebbe portare a un ritorno della caccia commerciale delle balene, compromettendo quindi la moratoria in vigore da quasi un quarto di secolo. Ciò significa che paesi come Giappone, Norvegia e Islanda potrebbero essere legittimati a cacciare i cetacei. Greenpeace sostiene inoltre che, nonostante l’Italia sia contraria alla caccia baleniera, ciò non basta per salvare gli animali, ma bisogna intraprendere un’azione diplomatica volta alla difesa delle balene, e soprattutto è necessario smascherare il presunto giro di corruzione in atto.

A detta degli ambientalisti la vita degli animali sarebbe messa in pericolo infatti dalla poca credibilità di cui godrebbe l’IWC. Greenpeace fa riferimento in particolare a una recente inchiesta del Sunday Times (http://www.timesonline.co.uk/tol/news/environment/article7149091.ece) in cui si sostiene che i Paesi balenieri più ricchi eserciterebbero pressioni su quelli più poveri per ottenere la maggioranza al tavolo della riunione di Agadir. Nello specifico, il reportage parla di corruzione e somme di denaro versate in cambio di voti a favore della caccia ai cetacei.

Moby Dick e compagne sono avvisate. Forse bisognerebbe ricordare anche ai cacciatori la fine che Melville fa fare al capitano Achab.
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