LA VITA dei pirati .. in mare e a terra

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
ken.1979
00domenica 28 ottobre 2007 20:23
LA VITA IN MARE

La vita a bordo di una nave pirata era piena di contrasti, quando ci s’impadroniva di un carico, si attraversavano momenti di grand’eccitazione e di pericolo, ma tra un saccheggio e l'altro, trascorrevano settimane di noia assoluta.
Per riuscire a vincere la noia e alleviare la frustrazione del suo equipaggio, il "capitano" doveva incutere rispetto, se non paura, molti pirati volevano che la vita a bordo seguisse le regole di una comunità democratica: se non vi era accordo su una decisione da prendere, si teneva una votazione, poteva essere contestato perfino il capitano.
I pirati consideravano indispensabili i servizi di un medico chirurgo, il quale aveva con sé un portautensili e usava una sega per amputare braccia e gambe, le infezioni provocate dagli interventi chirurgici portavano spesso alla morte.
Sulle navi non mancava certo il lavoro per la ciurma, che era continuamente impegnata per il buon governo della nave, per mantenere costante la velocità erano necessarie continue rettifiche alle vele e alle sartie, tutti i marinai erano in grado di intrecciare e unire le cime, ma i pirati preferivano rubare i "ricambi", alcuni equipaggi avevano un codice di comportamento che tutti dovevano rispettare.
Ecco alcune regole, derivate dal libro sui pirati di Charles Johnsons (XVIII secolo)
I. Ognuno ha il diritto di voto, ha diritto a provviste fresche, e alla razione di liquore.
II. Nessuno deve giocare a carte o a dadi per denaro.
III. I lumi e le candele devono essere spenti alle otto di sera.
IV. Tenere il proprio pezzo (moschetto), la pistola, e la spada, puliti e pronti ad essere usati.
V. Non è consentito salire a bordo ai ragazzi e alle donne.
VI. Chi diserta in battaglia è punito con la morte o con l'abbandono in mare aperto.

La frusta tipica che si usava in mare era il "gatto a nove code", lo stesso marinaio che doveva subire la punizione la preparava, srotolando una fune in tre parti, a loro volta suddivise in tre funicelle, e poi annodando ogni estremità, un "gatto" era usato una volta sola, le corde insanguinate, se riutilizzate, potevano infettare le ferite.
http://utenti.quipo.it/emozioniuniche/Approfondimento-corsari.htm

ken.1979
00domenica 28 ottobre 2007 20:24
LA VITA DEI PIRATI

Nei Porti di Giamaica, Tortuga, Maracaibo, alla luce dorata dei tramonti incendiati, i pirati consumano in poche notti il bottino di uno o più mesi di peregrinazioni e arrembaggi; nelle taverne scorre il rum, la bevanda dei predoni, a fiumi si consuma gin, c'è lo scambio di gemme e spesso ci sono le risse.
Pigiati per mesi e mesi uno accanto all' altro, in una nave maleodorante e spesso poco adatta alla navigazione, pirati e bucanieri non potevano far altro che sognare la vita a terra. Quando sbarcavano in un porto, molti erano abbastanza ricchi da soddisfare qualsiasi desiderio.
Sperperavano il loro bottino testimone<< Si trovavano alcuni di questi pirati che sperperavano due o tremila pezzi da otto in una sola notte, per poi rimanere anche senza camicia >>.Considerando che con due pezzi da otto si poteva comprare una mucca, i pirati scialacquavano in poche ore l'equivalente di un' intera fattoria. La vita a terra non era sempre una festa interrotta: l'equipaggio doveva calafatare lo scafo, riparare la nave e provvedere alle provviste per il viaggio successivo.
Finchè dopo pochi giorni di vita sbronza e assatanata, il pirata deve salpare senza un doblone, com'era partito. La stessa fugacità di una vita sospesa sul mare e legata a un filo di lama accelera il senso aritmico dell'esistenza, dove tutto si brucia e si consuma in pochi istanti, la vita umana vale un colpo di pistola( spesso i grandi pirati uccidono o mutilano i loro uomini a caso, tanto per tenerli sotto pressione, o, come direbbe un moderno allenatore di calcio, per tenere alte le motivazioni).
Le donne erano bandite alla maggior parte delle navi pirata, ma quando queste erano in porto spesso salivano a bordo. Dopo un lungo viaggio i pirati andavano in cerca di compagnia femminile: nei porti dei Caraibi c'erano molte donne contente di dividere il bottino dei pirati e di gozzovigliare con loro.
Alghe e cirripedi si attaccavano allo scafo, rallentando la velocità della nave.
A volte i vermi perforavano il legno e ciò, a lungo andare, poteva far colare a picco l'imbarcazione.
L'equipaggio preveniva il problema carenandola regolarmente e per farlo la portava in secca.
Per tenere il mare senza troppi rischi di affondamento, gli scafi in legno richiedevano una manutenzione costante. I pirati avevano utensili adatti per eseguire i lavori indispensabili.
Il calafataggio, che comportava la riparazione delle giunture tra le tavole, era indispensabile per evitare infiltrazioni d'acqua.
Le giunture venivano pulite, riempite di stoppa e sigillate con pece bollente,probabilmente perché causava litigi.
A terra gli equipaggi delle navi venivano alleggeriti, con gran velocità, del loro bottino da abili giocatori bari. I pirati erano ben accetti in molti porti, vista la loro facilità nello spendere grosse somme di denaro anche per oggetti di scarso valore.

Port Royal, in Giamaica; era una specie di calamita per i pirati, perché ritenevano che la loro presenza avrebbe protetto l'isola dagli attacchi degli Spagnoli. Nel 1692 Port Royal fu distrutta da un terremoto, che molti giudicarono una punizione divina per la corruzione della città.
I pirati tracannavano rum in continuazione: ingurgitavano qualsiasi tipo di bevanda alcolica e alcuni di loro non erano mai sobri quando erano a terra.
Un famoso ubriacone comperò un barile di vino e si piazzò in mezzo alla strada, obbligando tutti i passanti a bere con lui e minacciando con la pistola quelli che si rifiutavano di assecondarlo.

Il vetro era costoso e fragile, e così i tavernieri servivano le bevande ai pirati in boccali di peltro, che ben sopportavano una notte di baldoria.
Per i pirati era indispensabile trovare una spiaggia solitaria per carenare la nave, poiché durante questo lavoro erano senza difesa.

Il fiume OLD CALABAR sulle coste coste africane della Guinea, era un posto ideale perché aveva un fondale basso e le navi da guerra non potevano inseguire i piccoli vascelli dei pirati
ken.1979
00domenica 28 ottobre 2007 20:24
LA VITA A TERRA

Pigiati per mesi in una nave maleodorante uno accanto all'altro, pirati e bucanieri non potevano far altro che sognare la vita a terra, e quando sbarcavano in un porto, molti erano abbastanza ricchi da soddisfare qualsiasi desiderio, sperperavano il loro bottino nel bere, nelle donne e nel gioco: “Si trovavano alcuni di questi pirati che sperperano due o tremila pezzi da otto in una sola notte, per poi rimanere anche senza camicia”, considerando che con due pezzi da otto, si poteva comperare una mucca, i pirati scialacquavano in poche ore l'equivalente di un’intera fattoria.
La vita a terra non era sempre una festa ininterrotta: l'equipaggio doveva calafatare lo scafo, riparare la nave e provvedere alle provviste per il viaggio successivo, le donne erano bandite dalla maggior parte delle navi pirata, ma quando queste erano in porto spesso salivano a bordo.
Dopo una lunga navigazione, i pirati andavano in cerca di compagnia femminile: nei porti dei Caraibi c'erano molte donne contente di dividere il bottino e gozzovigliare con loro.
Alghe e cirripedi s’attaccavano allo scafo, rallentando la velocità della nave, a volte i vermi perforavano il legno e ciò, alla fine, poteva far affondare l'imbarcazione, si preveniva il problema carenando regolarmente la nave, e per farlo la portavano in secca.
Per i pirati era indispensabile trovare una spiaggia solitaria per carenare la nave, le coste africane della Guinea era un posto ideale, avevano un fondale basso e le navi da guerra non potevano inseguire i piccoli vascelli dei pirati.
Per tenere il mare senza troppi rischi d’affondamento, gli scafi di legno richiedevano una manutenzione costante, si usavano utensili adatti per eseguire i lavori indispensabili, il calafataggio, che comportava la riparazione delle giunture tra le tavole, era indispensabile per evitare infiltrazioni d'acqua, le giunture erano pulite, riempite di stoppa e sigillate con pece bollente.
I pirati erano ben accetti in molti porti, vista la loro facilità nello spendere grosse somme di denaro anche per oggetti di scarso valore, gli equipaggi delle navi erano alleggeriti con gran velocità, del loro bottino da abili giocatori bari.
Una buona “pipata” era un lusso che i pirati potevano permettersi solo a terra, le navi di legno prendevano fuoco facilmente e gli equipaggi, che a bordo non potevano fumare, erano costretti a masticare tabacco, Port Royal, in Giamaica, era una specie di calamita per i pirati del XVII secolo in cerca di piacere e divertimento.
I governatori britannici erano favorevoli ai pirati, ritenendo che la loro presenza avrebbe protetto l'isola dagli attacchi degli spagnoli, nel 1692 Port Royal fu distrutta da un terremoto, che molti giudicarono una punizione divina per la corruzione della città.
I pirati tracannavano rum in continuazione: ingurgitavano qualsiasi tipo di bevanda alcolica e alcuni di loro non erano mai sobri quando erano a terra.
Il vetro era costoso e fragile, e così i tavernieri servivano le bevande ai pirati in boccali di peltro, che ben sopportavano una notte di baldoria.

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 03:20.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com