Canditatura Tanis
Salve a tutti , tento questa canditatura per i drakul intanto ringrazio in anticipo per la vostra disponibilità.
Nome pg: Tanis
Livello : 5/6 ( mancano 40 punti per il 6 liv.)
BG È stato messo sotto forma di storia anche per dare l'idea del carattere ed emotività in più una linea psicologica del pg
“E fu la notte, la notte per noi…” Connubio perfetto fra due mezzelfi. Qualcosa di raro e di unico che si è fatto strada fino a raggiungere la vita. Il padre di Tanis, sir Ivar era un mezzelfo poco cortese, distaccato e con un’indole violenta. Di corporatura assomigliava maggiormente ad un umano rispetto alla sua componente elfica. Lavorava come mercenario sostenendo la famiglia anche come cacciatore di grandi prede. Fu un grande devoto al Dio della guerra. La madre di Tanis, Lager era una donna dalla corporatura minuta, agile ed era ben addestrata all’uso delle armi bianche. Aveva un’indole sadica e molto propensa nel versare sangue innocente come dono al Dio della morte. Così particolari ma così simili, i due mezzelfi si incontrarono sul campo di battaglia, uno rivale all’altro. Si diedero battaglia a lungo fin quando l’abilità di Lager non ebbe la meglio su Ivar. Fu solo grazie all’intervento di un suo alleato che gli venne risparmiata la vita volgendo a suo vantaggio il destino e ferendo la donna facendola cadere sul campo d’arme. La battaglia inneggiava ancora aspramente quando Ivar catturò Lager portandola via dal campo di battaglia ed abbandonando la guerra. La cosa particolare è che il mezzelfo si prese cura con amore, dedizione e rispetto verso di lei e per il suo ardore e col tempo i due si innamorarono. Come un raro dono degli Dei, sotto un cielo notturno a far da cornice, nacque Tanis con i primi suoi vagiti nelle lande desolate del Nord, a Brehorn “Che sian lame e tempesta a coronar il suo passaggio poiché arde in lui la fiamma della vittoria” Tanis non ebbe vita facile ai primi mesi di vita poiché era molto gracile. Anche gli stessi genitori cedettero che non avrebbe passato l’inferno. Fortunatamente non fu così. Da allora passarono molti inverni e crebbe forte ed in salute. I genitori decisero di addestrarlo fin da subito. Venne addestrato a difendersi, a combattere con le armi bianche ed a sapersi giostrare nel corpo a corpo affinché un giorno potesse sapere difendersi in quelle lande pericolose. Negli anni si trasferirono nelle terre di Maevathan quando lui era ancora in giovane età per far in modo che potesse avere una vita più sicura ed agevole. Proprio per questo si sistemarono fuori dalla città degli elfi dove Tanis ebbe modo di apprendere anche la loro lingua ed i loro costumi ma non furono sempre giorni felici perché veniva visto come un “bastardo” e spesso preso di mira da coloro che si ritenevano figli degli dei. In mezzo a quegli esseri incontrò anche il suo più acerrimo nemico, Knort, un elfo dal lignaggio nobile. Fu proprio Knort con la sua antipatia e grazie ai suoi soldi ed al suo lignaggio poté fargli molte angherie e soprusi. Fu lui a forgiare il carattere facendolo diventare introverso, forte e schivo. Solo una ragazza riuscì a penetrare quella corazza che era stata plasmata sull’animo di Tanis. “Stan volando l'aquila e il falco Via nel vento sempre più su Vola in alto, vola più in alto Fianco a fianco sempre di più” La ragazza era la dolce Tyfa con cui era cresciuto insieme. Un’elfa con occhi verdi e capelli rosso fuoco. Molto tempo passarono insieme e durante l’età matura si avvicinarono ancora di più. Il loro sentimento arrivò al culmine quando i due si unirono in matrimonio all’età di vent’anni. Passarono un paio di anni in serenità fin quando Tyfa non gli diede la notizia che aspettavano un figlio. Nel frattempo Tanis era diventato un cacciatore espero ed un buon combattente. I genitori erano orgogliosi del figlio ma l’invidia di quella felicità era sotto l’occhio di Knort che, al sapere che i due si erano sposati ed attendevano un figlio, la sua follia ebbe sfogo. Si organizzò con altri pari razza ed in piena notte, quando Tanis era lontano per cacciare, fece strage della famiglia del mezzelfo: i genitori, la moglie con il bimbo in grembo furono trucidati. Fu inutile la corsa di Tanis per tornare indietro non appena delle urla arrivarono al suo orecchio e fu invano il tentativo di salvarli. Quando si presentò alla porta della casa i suoi occhi furono testimoni dell’abominio, il padre morto con la gola tagliata giaceva fuori, la madre sull’uscio entrambi con il tentativo invano di difendere Tyfa ed il nipote. Per ultimo, dentro la casa, trovò il cadavere di Tyfa riverso in una pozza di sangue con l’addome pugnalato. “E’ andata via senza fare rumore, forse cantando una storia d’amore...” In quell’istante Tanis non versò neanche una lacrima ed il suo volto divenne inespressivo in piedi davanti al letto. Ma un urlo di disperazione si innalzò dal profondo della sua anima così rauco che poteva dar voce a tutta la sua ira. Uscito dalla porta di casa, tra gli alberi notò una figura femminile con manto nero ed occhi bianchi che mosse il capo in un dissenso non troppo velato chinandolo infine avanti. Una strana sensazione di familiarità provò Tanis. Era una donna a cui aveva prestato servizio in giovane età, mandato dalla madre. Lu distolse lo sguardo per qualche secondo da lei e quando la ricercò con gli occhi se la trovò già davanti che stringeva il suo collo. Una sensazione piacevole, di godimento iniziale, mentre sentiva scivolare via la vita lentamente. Le gambe iniziarono piano piano a cedere e scivolare lento in terra sentendosi accasciare. E non fu l’unica volta che la donna venne a banchettare con il corpo del mezzelfo. Ogni qual volta che Tanis sembrava rimettersi in forze per adoperare la sua vendetta quella donna arrivava come un corvo pronto a beccare il corpo di un morto. Gli toglieva le forze e l’animo di Tanis visse una forte contrapposizione: da una parte voleva essere libero ed in forze per progettare la sua vendetta e dall’altra, invece, quella donna lo attanagliava e lo faceva sentire come se ne fosse totalmente assoggettato da quel piacere che dura il tempo di un battito di ciglia. L’aspettava e la detestava al sol tempo. Ma il mezzelfo ebbe il tempo di riflettere, di seguire perfettamente i movimenti dei suoi nemici, di vivere rintanato e di allenarsi fin quando la donna non gli permise la sua vendetta lasciandolo in forze per un tempo maggiore rispetto al solito. Irrefrenabile ira, brama di sangue e fame di vendetta era ciò che sentiva nel petto Tanis. “ E vennero a prendere il tuo sangue. Ed il tuo sangue era il profumo della vendetta. E la vendetta era il profumo della rivincita e della rinascita” Quella notte, come le tre notti che seguirono, iniziò il suo massacro prendendo uno a uno chi credeva fosse stato partecipe di quell’abominio fin quando l’ultima notte non giunse alla magione di Knort per concludere così la sua vendetta. Giunse nelle sue stanze private, dove dormiva e per prima cosa gli aprì la bocca e gli tagliò la lingua . Mentre cercava riparo invano dalla furia di Tanis, quest’ultimo lo afferrò per i capelli e lo trascinò fino ad una sedia non priva di averlo colpito di calci e pugni. Un’ombra scura troneggiava il fare di Tanis, ed il viso sadico esprimeva ciò che sarebbe accaduto da lì a poco: martoriò brutalmente il corpo di Knort con tutta la calma di quella notte così stranamente lunga. Anche quando questi chiese pietà lui lo guardò fisso con quelle iridi cerulee contornate da grigio quasi bianco e rispose [non ti sento] e riprese la tortura. Giunse infine l’alba che portò con se le urla di terrore della domestica che sveva fatto il suo ingresso in quel mattatoio. Completamente sporco di sangue, dalla testa ai piedi, Tanis non fece nessuna mossa rimanendo seduto al fianco di quel corpo irriconoscibile. L’ira del bastardo, tramutata in follia, sembrava non essere ancora sfumata. Venne catturato, messo in cella per l’uccisione di un nobile e decisero di ripagare il mezzelfo con la stessa moneta con la quale aveva pagato il nobile: torture, esposizioni in pubblica piazza come ammonimento per i posteri. Durò il tutto fin quando oramai era ridotto uno scheletro pieno di cicatrici. Solamente dopo decisero di mettere fine alla sua vita. Lo portarono nella piazza mentre la pioggia cadeva leggera su quel luogo, lavando via il sangue secco e lo sporco dal viso di Tanis che era stato spezzato nel corpo ma non nello spirito. Era ancora rabbioso come un cane quando giunse sul patibolo. La gente lo guardava ed ingiuriava quando poco prima di essere messo sul ceppo il viso del bastardo si alzò al cielo. La pioggia rigava il volto e con un sorriso appoggiò la testa sul ceppo. Lo sguardo verso i presenti passandoli uno ad uno come ad imprimere i loro visi per quando la sua ira verrò a prenderli. Ma qualcosa di strano accadde in quel momento quando oramai la scure iniziava a pendere sulla testa di Tanis. Sembrò che il tempo rallentasse fin quando non si fermò del tutto con la scure a pochi centimetri dal collo dell’ex mezzelfo tra lo stupore e lo spavento della folla. Tanis portò lo sguardo in giro e vide, ancora una volta, quella donna era l’unica a muoversi con fare sinuoso in quella stasi per tutti. Si fermò dinanzi a lui e pose una mano sulla sua testa ed il buio prese visione. Tanis si svegliò nella foresta con i panni con cui era stato portato al patibolo e accanto a sé uno zaino cin vivere e vestiti puliti. Pioveva ancor e cercò con lo sguardo chi fosse stato a portare lì lui e lo zaino ma non vide nessuno. Si pose molte domande con il tempo ma tutte furono senza risposta. Vagabondò per i boschi e di rado scendeva in città per vendere pelli che cacciava. Con il tempo si fece amico un giovane lupo e si presero cura l’uno dell’altro fino a quando non arrivarono a Conca del Tuono dove risedette per un periodo come semplice lavoratore nella speranza di chiamare casa un posto. Passò molto tempo a conca del tuono al servizio di Pseyma come tutto fare e con il tempo i due si avvicinarono e il rapporto tra i due divenne sempre più stretto, le giornate proseguiamo tranquille finché Pseyma non decise di trovare fortuna al nord, le terre in cui tutto aveva avuto inizio, ma nonostante tutto lui la seguì. “E come la neve discende lenta, così anche il mio abbraccio diventa piuma, miei amati” Sebbene al Nord lui fu contornato da progetti e lavori, Tanis in alcuni momenti della sua vita decise di andare a trovare le tombe della sua famiglia che ormai non vedeva da tempo, li dinanzi alle tombe dei propri familiari sì inginocchiò in una preghiera silenziosa e mentre era assorto anche a raccontare quella sua vita a quei morti iniziò a percepire una presenza dietro di lui, lentamente si voltò ed era quella donna con gli occhi bianchi e le vesti nere, quel volto e quella familiarità che come un colpo allo stomaco gli fece ricordare subito il suo passato. Cercò di alzarsi in piedi e nel farlo distolse lo sguardo per qualche secondo dalla donna. Quando la ricercò se la trovò davanti già che bramava il collo del mezzelfo che non oppose resistenza. Un piacere iniziale scivolò dentro il suo crpo ma la vita, mano a mano, scivolò via lentamente, le gambe iniziarono piano a cedere e scivolare lento a terra seguito dalla donna che lo accompagnò lentamente sul terreno. Il mezzelfo era in bilico tra la vita e la morte. Tanis osservò la donna mentre lei si morse il polso e iniziò a far colare del sangue nella bocca del mezzelfo per farlo cibare lentamente di quel liquido. Il sangue iniziò a scivolare sulle labbra di lui e Tanis diventò sempre più bramoso di continuare a bere e sorseggiare quel sangue. Afferrò con forza il polso di lei e suggere a fondo per poi cadere al suolo in un apparente svenimento. Quando riaprì gli occhi il buio lo attanagliava. Quel luogo angusto e stretto sembrava stringerlo. Ebbe paura e con quella foga di chi vuole sopravvivere alla morte iniziò a prendere a pugni le tavole che erano sopra il proprio corpo. Iniziò ad aumentare l’intensità per poi colpire con forza e foghe le tavole fino a quando sentì la terra cadere sul suo volto. Continuò in un con un’irrefrenabile ira di fame e, finalmente, fu la mano per prima ad uscire con il palmo aperto per poi rinchiudersi in un pugno furente. Come una bestia iniziò lentamente a trascinare il corpo fuori da quella sepoltura ed un urlo roco e violento uscì dalla sua bocca mentre lo sguardo cercava bramoso una preda, vide quella donna. Tanis non seppe mai quanto tempo passò, ma era sicuro che fosse note. <Ora sono la tua famiglia> disse la donna ed inizialmente non capì quel dire. Lei gli porse un corvo vivo. Il fu mezzelfo iniziò ad osservarlo, percependo il battito del suo cuore e come un istinto primordiale e mai provato riusciva a distinguere perfettamente le forme dell’animale sebbene la notte fosse buia e cupa. Allungò le mani verso l’animale per poi afferrarlo con delicatezza. Rimase per qualche istante ad osservarlo per poi lanciarsi su di esso con voracità fino a prosciugare ogni goccia del suo sangue. In quel momento un piacere immenso lo fece assuefare a quel calore e ne poteva assaporare ogni più piccola goccia che ingoiava. Finito alzò gli occhi verso la donna..<Cosa mi hai fatto?> chiese quasi spaventato per ciò che era appena successo e per quello che aveva fatto.. La donna, con voce bassa e sinuosa, rispose <ti ho reso libero> per poi aggiungere <ora vai e cammina tra i vivi. E regna da immortale> . Poche furono le parole che si scambiarono successivamente. Lei lo abbandonò lì dove Tanis rinacque. Ma dentro di lui aveva la sensazione che ella sarà sempre al suo fianco.
Riposta alle domande:
Le motivazioni che mi hanno spinto ad intraprendere questo approccio sono:
1. Il piacere di mettermi in gioco con una razza particolare che crea diversi spunti di giocabilità.
2. Far crescere il mio personaggio interagendo maggiormente con questa nuova realtà creano spunti attraverso questa razza.
3. Inoltre la razza mi affascina particolarmente poiché ne sono sempre stato molto appassionato.
Cosa penso del drakul.
È un essere superiore che ha arrestato la morte per trarne beneficio dalla vita degli altri, un essere che si muove dietro le quinte del mondo pronto a dirigere le fila come un abile marionettista, possessivo anche bramoso in cerca continua di una famiglia di un clan o di un amore che possa in futuro farne parte. Un essere passionale che sa e ricorda il lui che fu prima di essere trasformato, quindi lasciarsi anche a quelle emozioni umane che ricorda e brama aiutato dal cuore fulcro centro nevralgico della sua non vita e della sua anima.
Grazie mille attendo una vostra risposta e di fugare le domande che possono scaturire grazie ancora